Giunta in dote con il matrimonio tra Paolo Forni e la nobile Francesca Barozzi. Fin da subito, la tenuta di Cognento è diventata uno dei possedimenti più importanti e favoriti da parte della nostra famiglia. Da allora, ancora oggi, il legame si è mantenuto stretto e indissolubile.
“Tour, degustazioni, ristorante ed eventi. Assaggi di aceto balsamico, riscoperta dei vari sapori dell’orto e dell’unico pane di Modena. Ti aspettiamo”.
In un mondo in cui le sfide sociali e culturali sono sempre più complesse, rimettendo al centro i valori e la forza della terra, puntiamo a migliorare le abitudini di vita offrendo prodotti di qualità che rispettano natura e persone.
La nostra visione di “tutto il bello della vita” comprende la diversità e la pluralità delle esperienze umane: ci impegniamo a creare spazi e progetti in cui ogni individuo si senta pienamente integrato e apprezzato e lavoriamo con passione perché ogni persona che varca la soglia della nostra azienda si senta non solo benvenuta, ma veramente a casa.
Di probabili origini ferraresi, la famiglia dal Forno è nota a Modena dalla prima metà del XII secolo. Sin da allora i suoi componenti hanno ricoperto all’interno della città le più importanti cariche politiche e militari, in particolare dall’avvento della signoria Estense, casa verso la quale vi è sempre stato un forte legame di fedeltà.
Dal ceppo originario si staccarono tre rami principali, il primo dei quali si trasferì in Piemonte, dove ottenne importanti feudi ed il titolo marchionale, e dove si distinse dando diversi personaggi illustri alla corte sabauda;
il secondo, insignito del titolo comitale, si spostò nella bassa Modenese, dove acquistò importanti appezzamenti presso Camposanto e Cadecoppi. Entrambi questi rami si estinsero, il primo nel XVI secolo ed il secondo nel XVIII secolo.
Il terzo ramo invece non si spostò mai da Modena, fissando la propria dimora nel centro e partecipando attivamente ed ininterrottamente alla vita politica locale: ascritti al ceto conservatore sin dal XIV secolo e al patriziato modenese dal XVII, ricoprirono tutte le più alte cariche della corte estense fino alla fine
del Ducato di Modena, nel 1870, ottenendo anch’essi sul finire del XVIII secolo il titolo comitale.
Con la fine del Ducato e il conseguente esilio della famiglia Austro-Estense, la famiglia Forni decise di seguire i suoi sovrani, trasferendosi per due generazioni in Austria.
Rientrarono nel primo dopoguerra per seguire le tenute rimaste a Modena, dove si ristabilirono fissamente e dove tutt’ora vivono.
Di probabili origini ferraresi, la famiglia dal Forno è nota a Modena dalla prima metà del XII secolo. Sin da allora i suoi componenti hanno ricoperto all’interno della città le più importanti cariche politiche e militari, in particolare dall’avvento della signoria Estense, casa verso la quale vi è sempre stato un forte legame di fedeltà.
Dal ceppo originario si staccarono tre rami principali, il primo dei quali si trasferì in Piemonte, dove ottenne importanti feudi ed il titolo marchionale, e dove si distinse dando diversi personaggi illustri alla corte sabauda; il secondo, insignito del titolo comitale, si spostò nella bassa Modenese, dove acquistò importanti appezzamenti presso Camposanto e Cadecoppi. Entrambi questi rami si estinsero, il primo nel XVI secolo ed il secondo nel XVIII secolo.
Il terzo ramo invece non si spostò mai da Modena, fissando la propria dimora nel centro e partecipando attivamente ed ininterrottamente alla vita politica locale: ascritti al ceto conservatore sin dal XIV secolo e al patriziato modenese dal XVII, ricoprirono tutte le più alte cariche della corte estense fino alla fine del Ducato di Modena, nel 1870, ottenendo anch’essi sul finire del XVIII secolo il titolo comitale.
Con la fine del Ducato e il conseguente esilio della famiglia Austro-Estense, la famiglia Forni decise di seguire i suoi sovrani, trasferendosi per due generazioni in Austria.
Rientrarono nel primo dopoguerra per seguire le tenute rimaste a Modena, dove si ristabilirono fissamente e dove tutt’ora vivono.
Giunta in dote con il matrimonio tra Paolo Forni e la nobile Francesca Barozzi, la tenuta di Cogento divenne subito uno dei possedimenti più importanti e favoriti da parte della nostra famiglia. La grande Villa posta al centro dell’azienda divenne la principale residenza estiva, mentre nel corso dell’800 l’azienda divenne rinomata per la produzione di Parmigiano Reggiano.
Neppure i due conflitti mondiali interuppero le attività dell’azienda di Cognento, che anzi divenne rifugio sicuro per tanti sfollati dalla città, devastata dai bombardamenti.
Segnò invece una grave battuta d’arresto la riforma agraria del 64, la quale imponendo la fine della mezzadria ridisegnò l’impostazione delle azienda agricole, rendendo l’antica tenuta di Cognento incapace di adeguarsi ai nuovi ritmi e alle nuove economie, dominate dal modello cooperativo. Questo portò alla chiusura dello storico caseificio nel 1983 e di fatto all’abbandono dell’azienda.
Giunta in dote con il matrimonio tra Paolo Forni e la nobile Francesca Barozzi, la tenuta di Cogento divenne subito uno dei possedimenti più importanti e favoriti da parte della nostra famiglia. La grande Villa posta al centro dell’azienda divenne la principale residenza estiva, mentre nel corso dell’800 l’azienda divenne rinomata per la produzione di Parmigiano Reggiano.
Neppure i due conflitti mondiali interuppero le attività dell’azienda di Cognento, che anzi divenne rifugio sicuro per tanti sfollati dalla città, devastata dai bombardamenti.
Segnò invece una grave battuta d’arresto la riforma agraria del 64, la quale imponendo la fine della mezzadria ridisegnò l’impostazione delle azienda agricole, rendendo l’antica tenuta di Cognento incapace di adeguarsi ai nuovi ritmi e alle nuove economie, dominate dal modello cooperativo. Questo portò alla chiusura dello storico caseificio nel 1983 e di fatto all’abbandono dell’azienda.
È solo nel 2016 che i conti Clemente Maria e Giuseppe Maria Forni decisero di riprendere in mano la vecchia azienda, cimentandosi in una poderosa opera di restrutturazione degli immobili ed avviando un importante progetto di agricoltura sociale.
È solo nel 2016 che i conti Clemente Maria e Giuseppe Maria Forni decisero di riprendere in mano la vecchia azienda, cimentandosi in una poderosa opera di restrutturazione degli immobili ed avviando un importante progetto di agricoltura sociale.
Originariamente la seicentesca Villa, facente parte di una vasta tenuta agricola, apparteneva alla Famiglia Barozzi. Nel 1711 Paolo Forni sposa la nobile Francesca Barozzi che, alla sua morte, lascia i suoi beni in eredità ai figli Giovanni Battista e Francesco.
Questi nella seconda metà del 1700 costruirono le attuali dipendenze a est e ovest della Villa e i prospetti scenici: a nord due barchesse disposte simmetricamente ai lati di una parete baroccheggiante e, a sud, lo chalet da giardino detto “coffee-haus”.
All’interno della Villa, prevalentemente al piano terra, aggiornarono gli ambienti con lo stile neoclassico dell’epoca: nel salone centrale, rettangolare ad angoli arrotondati, quattro colonne doriche sorreggono una galleria, al primo piano, che disobbliga le stanze superiori.
Le altre stanze al piano terra sono: a nord ovest la camera da pranzo ispirata alla musica; di fronte la camera dei poeti o delle allegorie con quattro dipinti alle pareti ispirati ai quattro
momenti della giornata: alba, mezzogiorno, sera e notte; a seguire, la camera verde che prende il nome dal colore della finta tappezzeria alle pareti; a sud-est la camera dei veli con
panorami immaginari e rovine alle pareti incorniciate da un berceau dal quale scendono delicati veli.
Originariamente la seicentesca Villa, facente parte di una vasta tenuta agricola, apparteneva alla Famiglia Barozzi. Nel 1711 Paolo Forni sposa la nobile Francesca Barozzi che, alla sua morte, lascia i suoi beni in eredità ai figli Giovanni Battista e Francesco.
Questi nella seconda metà del 1700 costruirono le attuali dipendenze a est e ovest della Villa e i prospetti scenici: a nord due barchesse disposte simmetricamente ai lati di una parete baroccheggiante e, a sud, lo chalet da giardino detto “coffee-haus”.
All’interno della Villa, prevalentemente al piano terra, aggiornarono gli ambienti con lo stile neoclassico dell’epoca: nel salone centrale, rettangolare ad angoli arrotondati, quattro colonne doriche sorreggono una galleria, al primo piano, che disobbliga le stanze superiori.
Le altre stanze al piano terra sono: a nord ovest la camera da pranzo ispirata alla musica; di fronte la camera dei poeti o delle allegorie con quattro dipinti alle pareti ispirati ai quattro momenti della giornata: alba, mezzogiorno, sera e notte; a seguire, la camera verde che prende il nome dal colore della finta tappezzeria alle pareti; a sud-est la camera dei veli con panorami immaginari e rovine alle pareti incorniciate da un berceau dal quale scendono delicati veli.